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Lo sport come mezzo per promuovere l’inclusione delle persone con malattie rare

di Mattia Pozzato*

 

Da sempre lo sport ha dimostrato di essere un potente veicolo per promuovere l’inclusione delle persone con disabilità.

Spesso, le persone con malattie rare devono affrontare ostacoli che possono sembrare insormontabili per chiunque. Attraverso storie di atleti straordinari che hanno affrontato e superato sfide uniche, lo sport ispira non solo coloro che sono direttamente coinvolti, ma anche le generazioni future ed in particolare i giovani che al giorno d’oggi sono sempre più sensibili a queste tematiche. Grazie alla loro passione per lo sport e alla loro determinazione, molti di questi atleti hanno raggiunto il successo a livello nazionale e internazionale e le loro storie di trionfo mostrano che la forza di volontà può superare le disabilità e ci forniscono importanti lezioni sulla diversità e l’accettazione.

Senza citare tutti i casi di atleti con disabilità in seguito a traumi o ad incidenti, gli esempi di sportivi con malattie rare sono molteplici.

Possiamo per esempio parlare dei ragazzi della Nazionale italiana di basket con sindrome di Down, che non solo hanno appena conquistato l’ultimo campionato del Mondo, ma hanno finora vinto ogni titolo Mondiale ed Europeo messo in palio da quando esiste questa competizione.

Straordinaria è anche la storia di Allysa Seely, affetta da ben tre diverse patologie rare (la malformazione di Arnold-Chiari di tipo II e l’impressione basilare, patologie malformative della base cranica; la sindrome di Ehlers-Danlos, una rara malattia del collagene), che è riuscita ad ottenere la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 vincendo nella dura disciplina del paratriathlon femminile.

Altro esempio è Emma, una ragazza di 13 anni affetta dalla sindrome di Larsen, una rara malattia che provoca dislocazione congenita delle grandi articolazioni, deformità dei piedi e delle mani, oltrechè malformazioni cranio-facciali, che ha infranto i record italiani nei 100 metri stile libero e nei 100 metri rana.

Questi sono solo alcuni esempi di atleti eccezionali che combattono tutti i giorni contro malattie rare e disabilità significative,  ma che ciononostante hanno raggiunto il successo nello sport.

In conclusione, lo sport è un potente strumento per promuovere l’inclusione delle persone con malattie rare. Questi atleti straordinari ci insegnano che la passione, la determinazione e la forza di volontà possono superare qualsiasi ostacolo, compreso quello della disabilità.

 

* Dirigente medico, Specialista in Neurologia, Ospedale di Gallarate (VA) – ASST Valle Olona

 

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di Mattia Pozzato*

 

Da sempre lo sport ha dimostrato di essere un potente veicolo per promuovere l’inclusione delle persone con disabilità.

Spesso, le persone con malattie rare devono affrontare ostacoli che possono sembrare insormontabili per chiunque. Attraverso storie di atleti straordinari che hanno affrontato e superato sfide uniche, lo sport ispira non solo coloro che sono direttamente coinvolti, ma anche le generazioni future ed in particolare i giovani che al giorno d’oggi sono sempre più sensibili a queste tematiche. Grazie alla loro passione per lo sport e alla loro determinazione, molti di questi atleti hanno raggiunto il successo a livello nazionale e internazionale e le loro storie di trionfo mostrano che la forza di volontà può superare le disabilità e ci forniscono importanti lezioni sulla diversità e l’accettazione.

Senza citare tutti i casi di atleti con disabilità in seguito a traumi o ad incidenti, gli esempi di sportivi con malattie rare sono molteplici.

Possiamo per esempio parlare dei ragazzi della Nazionale italiana di basket con sindrome di Down, che non solo hanno appena conquistato l’ultimo campionato del Mondo, ma hanno finora vinto ogni titolo Mondiale ed Europeo messo in palio da quando esiste questa competizione.

Straordinaria è anche la storia di Allysa Seely, affetta da ben tre diverse patologie rare (la malformazione di Arnold-Chiari di tipo II e l’impressione basilare, patologie malformative della base cranica; la sindrome di Ehlers-Danlos, una rara malattia del collagene), che è riuscita ad ottenere la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 vincendo nella dura disciplina del paratriathlon femminile.

Altro esempio è Emma, una ragazza di 13 anni affetta dalla sindrome di Larsen, una rara malattia che provoca dislocazione congenita delle grandi articolazioni, deformità dei piedi e delle mani, oltrechè malformazioni cranio-facciali, che ha infranto i record italiani nei 100 metri stile libero e nei 100 metri rana.

Questi sono solo alcuni esempi di atleti eccezionali che combattono tutti i giorni contro malattie rare e disabilità significative,  ma che ciononostante hanno raggiunto il successo nello sport.

In conclusione, lo sport è un potente strumento per promuovere l’inclusione delle persone con malattie rare. Questi atleti straordinari ci insegnano che la passione, la determinazione e la forza di volontà possono superare qualsiasi ostacolo, compreso quello della disabilità.

 

* Dirigente medico, Specialista in Neurologia, Ospedale di Gallarate (VA) – ASST Valle Olona

 

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